Brasile, la rabbia ribolle a due settimane dall'inizio dei Mondiali

  • 10 anni fa
A sedici giorni dall’inaugurazione dei Mondiali di calcio in Brasile, rabbia e frustrazione continuano a ribollire in una grossa fetta della popolazione locale. Martedì, una delegazione di indigeni dell’Amazzonia, guidati dal celebre capo Raoni Metuktire, si è unita a un corteo di lavoratori senza casa nei pressi dello stadio di Brasilia. Una manifestazione dispersa dalla polizia, senza troppa attenzione alla presenza di vecchi e bambini.

Il malessere del Brasile è raffigurato efficacemente in questo graffito, che non a caso è diventato virale su Internet. Il governo, accusano in molti, spende troppo per il calcio e troppo poco per gli strati più poveri della popolazione. Da qui, l’ondata di proteste.

“I Mondiali avrebbero dovuto essere rimandati a un altro momento, quando il Paese fosse in condizione di ospitarli – sostiene una residente – Penso che sia sbagliato spendere tutti questi miliardi per la Coppa del Mondo”.

L’appuntamento calcistico ha offerto ai brasiliani insoddisfatti una ribalta mediatica per gridare al mondo le loro rivendicazioni, per altro non nuove: un costo della vita particolarmente elevato, a fronte di servizi pubblici scadenti, in primis scuola e sanità.

“Non ci sono ospedali nella regione, è impossibile farsi operare – afferma una manifestante – E perché? Perché hanno preferito risparmiare su salute e istruzione per realizzare queste opere, che hanno peggiorato il problema della carenza abitativa”.

Di fronte alla spesa prevista per i mondiali, che ammonta a 11 miliardi di euro, il sostegno della popolazione è crollato. Nel 2007, quando il Paese fu selezionato per ospitare l’evento sportivo, la soddisfazione del pubblico toccava l’80%. Oggi non arriva al 50% e il 55% dei brasiliani pensa che i mondiali faranno più danni che benefici all’economia nazionale.

Il governo prevede un afflusso di 600mila turisti internazionali per un giro di affari di 1,9 miliardi di euro. Ma prevede anche che quasi 6 miliardi saranno spesi dai brasiliani.

A questo va aggiunto che le ricadute economiche dei grandi eventi sono spesso sopravvalutate. Il Sudafrica ne è stato l’esempio più eclatante. E sembra legittimo chiedersi se la popolazione parteciperà con l’entusiasmo previsto, dato il livello di conflittualità raggiunto negli ultimi mesi.

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