Ascoli Piceno - Azienda delocalizzata in Romania per evadere Fisco: frode da oltre 29 milioni (29.03.22)

  • 2 anni fa
https://www.pupia.tv - “Vento dall’Est” è il nome dell’operazione scaturita da una verifica fiscale eseguita nei confronti di una azienda picena, che ha fatto emergere una complessa ragnatela di società, anche di diritto rumeno, di fatto amministrate e riconducibili ad un nucleo familiare residente in un comune del fermano, che intrattenevano rapporti commerciali tra loro.

Le complesse indagini di polizia economico-finanziaria, eseguite anche con l’ausilio del Comando Generale – II Reparto del Corpo in merito ai rapporti di mutua assistenza amministrativa con il corrispondente Organo Collaterale Estero, hanno permesso di scoprire una casistica davvero insidiosa, utilizzata per realizzare fenomeni di evasione fiscale internazionale.

La società che si occupava del ciclo produttivo della calzatura, mediante l'interposizione di una Fondazione non avente scopo di lucro, era stata simulatamente delocalizzata in Romania al solo fine di sfruttare illecitamente i vantaggi derivanti dal minor costo della mano d'opera e della minore tassazione applicata in quello Stato, in violazione delle vigenti norme nazionali e internazionali in materia fiscale.

Grazie a mirate analisi di rischio e all’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche per la tracciabilità e il controllo delle transazioni, i finanzieri hanno evidenziato una serie di indizi gravi, precisi e concordanti a comprova del fatto che la società straniera veniva gestita, sotto il profilo contabile, finanziario e decisionale dall'Italia.

Infatti, “l’influenza dominante” sull’azienda rumena si è concretizzata con l’assenza di una propria autonoma struttura decisionale, attraverso la redazione di contratti ad hoc con le imprese italiane e flussi finanziari limitati ad alimentare le strette necessità aziendali nonché con una pianificata emissione di fatture, anche allo scopo di "aggiustare" la situazione economico-patrimoniale della società italiana.

In definitiva, attraverso dei veri e propri "schermi" giuridici, dall’Italia veniva gestita tutta la fabbricazione e la vendita delle calzature da parte della ditta straniera, motivo per cui i redditi conseguiti dovevano essere sottoposti ad imposta in Italia, stato di “direzione” e non, come è accaduto, in quello di “produzione”.

La meticolosa ricostruzione delle operazioni economico-commerciali intercorse tra le imprese coinvolte, ha permesso alle Fiamme Gialle del Gruppo di Ascoli Piceno di constatare un reddito imponibile non dichiarato per oltre 114 milioni di euro ed un'imposta evasa di oltre 29 milioni di euro. (29.03.22)

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