Anish Kapoor a Palazzo Strozzi, antologia dell'irrealtà

  • 7 mesi fa
Firenze, 6 ott. (askanews) - Il mondo di Anish Kapoor, uno dei più noti artisti contemporanei, entra prepotentemente dentro gli spazi di Palazzo Strozzi a Firenze con una mostra antologica che letteralmente sembra scaraventare la materia di Kapoor nel museo, a volte con una sorta di esplosione, a volte con un aprire degli spazi che hanno la forza di attrarre sia le sale sia il visitatore. A curare l'esposizione il direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, Arturo Galansino. "La mostra Anish Kapoor - Untrue Unreal percorre 40 anni di ricerca, in particolare sul tema della scultura, di un artista che, per quanto riguarda l'arte contemporanea, ha cambiato il concetto stesso di scultura".Dalle masse di colore che attraversano le porte del palazzo fino alle grandi opere a specchio che cambiano, lucidandola, la percezione del mondo, l'opera di Kapoor, così legata all'idea stessa di pigmento, ma tridimensionale, si incontra con dei salti temporali, che contribuiscono a rendere più incerto il rapporto con la realtà, già di per sé sfuggente, del lavoro in cui ci imbattiamo. "È tutto un discorso intorno alle nostre percezioni - ha aggiunto Galansino - al modo in cui interagiamo con queste sculture, che spesso sono molto interattive e presuppongono la partecipazione dello spettatore, e a volte riescono anche a impressionarci, a sorprenderci, a spaventarci, come questi buchi neri che di fatto quasi ci risucchiano al loro interno, mettendoci a confronto con il nostro inconscio".E se di inconscio si parla, è inevitabile trovarsi a fare i conti con territori di confine tra vero e falso, tra reale e irreale, tra percezione e struttura, con punti di frattura e anche di dolore. "C'è in qualche modo un senso di disperazione - ha detto Anish Kapoor in conferenza stampa - che è legato alla condizione umana, e per questo io credo che il confronto con ciò che non è vero e ciò che non è reale sia una situazione ricorrente".La mostra fiorentina è poi un altro esempio del modo in cui Palazzo Strozzi consolida il ruolo del contemporaneo sulla scena culturale della città e del territorio toscano: grandi nomi, ma chiamati poi a ricontestualizzare il proprio lavoro in relazione agli spazi e al luogo, potenziali mostre blockbuster che però non nascondono il proprio lato, se non oscuro, almeno decisamente complesso. In questo Galansino è abilissimo: farci vedere in modo lievemente diverso, o fuori fuoco per citare Robert Capa, qualcosa che pensiamo di conoscere bene. Perfino le superfici perfette e instagrammabili di Kapoor.