Ruoppolo Teleacras - Le riflessioni di Matteo Messina Denaro

  • 12 anni fa
Il servizio di Angelo Ruoppolo Teleacras Agrigento ( http://www.facebook.com/pages/Angelo-Ruoppolo/40129859538?ref=search ) del 12 giugno 2008. Sono pubbliche altre lettere di Matteo Messina Denaro. Il Capo di Cosa nostra siciliana rimprovera Bernardo Provenzano, riflette sul proprio passato, la politica e la magistratura.
Ecco il testo:
Matteo Messina Denaro scrive lettere ad Antonio Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano, che Messina Denaro crede amico suo e che invece e' stato assoldato dai Servizi segreti per arrestare il latitante. Messina Denaro riflette da politico, filosofo e sociologo. E' lucido, lungimirante. Ricorda il passato e prospetta il futuro. Il capomafia cita lo scrittore brasiliano Jorge Amado e scrive le sue parole : '' non vi e' cosa piu' infima della giustizia quando va a braccetto della politica ''. Ed io -- sottolinea Messina Denaro - sono d'accordo con lui''. Poi il boss scrive di suo pugno: '' da circa 15 anni vi e' stato un golpe bianco, tinto di rosso, attuato da alcuni magistrati con pezzi della politica''. Poi ancora: ''ormai non vi e' piu' il politico di razza. L'unico, a mia memoria, e' stato Craxi, ed abbiamo visto la fine che gli hanno fatto fare. Oggi per essere un buon politico basta che si faccia antimafia''. Matteo Messina Denaro rincara la dose e afferma: ''sono un nemico della giustizia italiana che e' marcia e corrotta dalle fondamenta, lo dice Tony Negri ed io la penso come lui''. Poi il Boss si concede all'auto critica, ed ammette che adesso Cosa nostra e' ad un livello inferiore rispetto alla politica. Messina Denaro scrive: ''non abbiamo piu' potere contrattuale, non abbiamo piu' nulla da offrire, chi vuole che si vada a sporcare la bocca per la nostra causa? Ce l'abbiamo fatta con l'alluvione e con la pestilenza. Con la legge non si e' potuto. Abbiamo perso. Nella classe politica che dirige il Paese non vedo uomini. Solo molluschi opportunisti che si piegano come fuscelli al vento, ed il peggiore e' chi ne sta a capo, perche' e' un volgare venditore di fumo''. Matteo Messina Denaro, mandante ed esecutore delle stragi del 93 a Roma, Milano e Firenze, rimpiange il suo passato e scrive: ''non avere studiato e' stato uno degli errori piu' grandi della mia vita, la mia rabbia maggiore e' che ero un bravo studente. Se potessi tornare indietro. Mia figlia ha 8 anni, ma io non la conosco, non l'ho mai vista, perche' il destino, la latitanza, ha voluto cosi' ''. Poi ancora, dopo l'arresto di Provenzano e la scoperta dei pizzini nel covo di contrada Montagna dei Cavalli, Matteo Messina Denaro si lamenta e scrive: '' a Provenzano hanno sequestrato anche le mie lettere, pare che lui ne facesse collezione. Non so perche' ha agito cosi'. E non trovo alcuna motivazione a cio'. E, qualora motivazione vi fosse, non sarebbe giustificabile. Tutto potevo immaginare, ma non questo menefreghismo da parte di una persona esperta. Comunque non vado oltre perche' dovrei sbagliare a parlare, e per abitudine non parlo mai alle spalle di nessuno".